Il centro di Firenze è colmo di meraviglie da poter osservare: Santa Maria del Fiore, Palazzo Vecchio, il Giardino di Boboli, insomma l'occhio pare quasi non aver diritto a concedersi nemmeno pochi secondi di tregua.
Eppure, in mezzo a queste e molte altre bellezze artistiche e storiche, si cela al turista poco accorto una piccola chicca assai cara ai fiorentini e che, nonostante debba subire la competizione di luoghi ed edifici celebri in tutto il mondo, ha saputo nel corso del tempo ritagliarsi una sua rispettabilissima notorietà, come mirabilmente testimoniano le code che ogni giorno si formano per poterla vedere e, soprattutto, accarezzare.
Proprio così, una delle cause della fama della Fontana del Porcellino, se non la principale, è proprio quella di venire accarezzato il punto rappresentante il grugno dell'animale (che, sebbene chiamato “porcellino”, presenta le fattezze di un cinghiale), un atto certamente non molto consueto, ma che si spiega con facilità: la tradizione popolare vuole che tale gesto porti fortuna, ma questo aspetto verrà ripreso più tardi.

La statua della Fontana del Porcellino, sebbene risalente al periodo barocco, trae la sua ispirazione da molto lontano, addirittura dalla classicità: essa deriva infatti da una copia romana di un marmo ellenistico (oggi conservato nella Galleria degli Uffizi), donata nel 1560 al primo Granduca di Toscana, Cosimo I de' Medici, dal Papa (nonché parente alla lontana) Pio IV, passato alla storia come colui che portò a conclusione l'epocale Concilio di Trento.
Come precedentemente detto la Fontana appartiene alla corrente barocca: la fusione della statua dell'animale fu infatti effettuata nel 1633 dallo scultore carrarese Pietro Tacca, noto per essere stato il maggior esponente toscano del movimento, ma divenne una fontana solo qualche anno dopo, intorno al 1640, per volere del quinto Granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici.
La statua venne così collocata sotto la loggia del Mercato Nuovo, luogo in cui assunse una funzione non solo decorativa, ma anche pratica, in quanto contribuiva a dissetare e rinfrescare i mercanti che commerciavano sotto la loggia e a cui si deve il nomignolo poi passato alla storia di “Porcellino”.
Oggi la statua oggetto di centinaia di carezze quotidiane non è più l'originale, che ha anzi trovato ricovero nel 2004 presso il Museo Bardini, nel quartiere di Oltrarno, ma solo una copia, e tuttavia la sostituzione non ha inficiato sulla fama di portafortuna del Porcellino, sebbene ad oggi egli non dispensi più la buona sorte gratuitamente, ma esige un piccolo contributo: oltre a sfiorarne il muso, colui che cerca di ingraziarsi la Dea Bendata deve anche poggiare una monetina all'interno della bocca dell'animale e quindi lasciarla scivolare. Se questa dovesse cadere dentro la grata sottostante vorrà dire che la ricerca avrà dato i suoi frutti, in caso contrario purtroppo sarà stata vana.
Dunque non resta che provare, e sperare che il Porcellino provi simpatia nei nostri confronti.
E tu? Prima di un esame, affideresti la tua fortuna nelle fauci di un cinghiale?
RIASSUMENDO:
La Fontana del Porcellino si trova in Piazza del Mercato Nuovo, sotto la Loggia che lo ospita dal 1640;
La statua del Porcellino (in realtà raffigurante un cinghiale) trae la sua ispirazione da un marmo ellenistico, la sua versione in bronzo fu fusa dallo scultore Pietro Tacca;
La tradizione popolare vuole che accarezzare il grugno del Porcellino porti fortuna, questo spiega anche perché questa zona della statua sia particolarmente lucente;
Il Porcellino è stato omaggiato dallo scrittore Hans Andersen, il quale gli dedicò una fiaba chiamata “Il Porcellino di bronzo”, inoltre una sua copia appare brevemente in due film della celebre e pluripremiata saga di Harry Potter.
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